E’ morto l’Abbè Pierre, una vita per i poveri
22 GEN - ''Saro' marinaio, missionario o brigante''. Cosi' rispondeva da ragazzo Henry Antoine Groues, ribattezzato molto tempo dopo Abbe' Pierre, a chi gli chiedeva cosa volesse fare da grande.
Dei suoi tre sogni, ha scelto alla fine, come tutti sanno, quello del missionario, preservando pero', lungo l'arco della sua lunga vita di 94 anni, in qualche modo anche lo spirito degli altri due. Uomo d'azione come un marinaio, pronto a difendere i poveri come un 'Robin Hood' del ventesimo secolo, l'Abbe' Pierre e' diventato il simbolo cristiano della carita' e della solidarieta', non solo per i suoi connazionali, ma per tutto il mondo. Il suo nome, insieme a quello di madre Teresa di Calcutta, e' forse tra quelli piu' conosciuti e stimati anche tra i non cristiani.
Dentro la sua chiesa, ha pero' attraversato momenti non facili, per la sua ostinazione a mantenere e difendere la sua indipendenza di giudizio, in una struttura che spesso privilegia l'obbedienza e l'allineamento.
Fece scalpore e lascio' pietrificata l'intera gerarchia vaticana un suo libro del 2005, 'Dio mio...perche'?', in cui confesso' di aver avuto relazioni sessuali con diverse donne, anche dopo essere stato ordinato prete. Parlo' allora con
franchezza e onesta' del tabu' del celibato sacerdotale. ''Non ho mai lasciato - spiego' - che il desiderio sessuale prendesse radici. Questo mi avrebbe portato a vivere una relazione duratura con una donna e cio' era contrario alla mia scelta di vita''.
Di fronte alle dure critiche di altri uomini di Chiesa, l'Abbe' Pierre cerco' di attenuare certe sue dichiarazioni, ma il sasso, in quello che e' uno dei maggiori problemi del clero, era stato ormai lanciato.
Nato il 5 agosto 1912 a Lione, nel 1931 era entrato nell'ordine dei Cappuccini, e sette anni piu' tardi venne ordinato sacerdote, divenendo cappellano di marina: ''ho fatto anche il marinaio'', racconto' di se stesso.
Durante la seconda guerra mondiale, aiuto' gli ebrei a fuggire ed entro' a far parte della resistenza francese, come partigiano (''anche brigante sono stato'').
Il suo impegno socio-politico era continuato con la costruzione di alloggi per famiglie senza casa, nell'immediato dopoguerra. Impegno che si concretizzo' con la fondazione della comunita' di Emmaus, movimento laico di solidarieta' per l' aiuto ai senza tetto e agli emarginati. La comunita' e' diventata nei decenni un vero e proprio punto di riferimento in tutta la Francia e, dal 1971, un' istituzione caritativa internazionale.
Il carisma dell'Abbe' Pierre e' sempre stato un crescendo fino a farne una ''leggenda'' per i suoi connazionali, come testimoniano oggi le espressioni sincere di cordoglio di tutto il mondo politico francese, dal presidente Jacques Chirac, ai candidati presidenziali 'nemici', Segolene Royal e Nicolas Sarkozy. La sua fama ha attraversato i confini ed oggi a piangerlo sono suoi ammiratori e seguaci in tutto il mondo: per loro e' gia' un santo.
A Nairobi, anche il Social Forum ha osservato un minuto di silenzio in suo onore. La morte e' arrivata stamane alla fine di un lento tramonto. L'abbe' ammetteva negli ultimi anni che i viaggi lo stancavano e che il morbo di Parkinson gli creava qualche problema. Ma non lo ha mai fermato: non potendo piu' scrivere con la penna, imparo' quasi novantenne a usare il computer per preparare il suo libro 'Pour les nuls' ('Per i diseredati').
In piazza, a difendere i diritti degli emarginati, dei senzatetto e dei 'sans-papiers', negli ultimi anni non scendeva piu'. Ma continuava a verificare che la sua gente si impegnasse come lui aveva fatto, nelle strade, con un lavoro di
sostegno e recupero che non fa affidamento su aiuti esterni.
Le sue comunita' - che accolgono persone che non hanno lavoro, famiglia, casa - hanno continuato a crescere: in Francia sono 120, in Italia una decina, 450 in altri 37 paesi. E poi non ha mai smesso di parlare, denunciando ad esempio l'atteggiamento degli Stati Uniti nella lotta contro il surriscaldamento del pianeta ma dando loro la sua solidarieta' dopo l'11 settembre.
Gli era stato chiesto se - dopo essere uscito indenne da un naufragio e da un incidente aereo quando era piu' giovane - avesse paura di morire.Rispose: ''Vedo la morte come un incontro, a lungo ritardato, con un vecchio amico ... Non si ha paura di un amico. Percio' io non ho mai avuto paura della morte''. (ANSA).