Kenya - Alleviare il dramma dei 300mila abitanti
delle baraccopoli di Nairobi: un’iniziativa che parte dall’Italia
e coinvolge anche il mondo missionario
“A Nairobi il problema dei senzatetto è
veramente drammatico. Adesso che finalmente sono riprese le piogge, attese
da tempo, l’acqua si è trasformata in una dannazione per coloro
che vivono nelle baraccopoli” dice p. Eugenio Ferrari, Missionario della
Consolata, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie del Kenya.
“Grazie alle pressioni dell’opinione pubblica e di organizzazione
religiose, tra le quali quelle cattoliche, è stato sospeso lo sgombero
di 300mila persone dai principali slum della capitale” continua il missionario.
“Si tratta di un’azione importante, ma da sola non basta. Il governo
ha intenzione di costruire strade e fognature, di fornire acqua potabile ed
elettricità a queste persone. Per far questo però dovrà
demolire alcune abitazioni, provocando la protesta dei proprietari. Bisogna
quindi tenere conto sia delle esigenze generali della popolazione delle baraccopoli
sia dei diritti dei singoli. In particolare, bisogna fornire una sistemazione
alternativa a coloro che devono abbandonare la propria baracca per far passare
una strada o una linea elettrica”.
Per sostenere il diritto alla terra e alla casa per i baraccati delle periferie
di Nairobi e sollecitare la conversione del debito esterno (i fondi destinati
a ripagare il debito estero sono impiegati per opere di pubblica utilità
nel Paese debitore) del Kenya con l’Italia, si è costituita in
Italia la Campagna WNairobiW! Si tratta di una organizzazione di coordinamento
di missionari, associazioni italiane e internazionali, e comunità cristiane
in Kenya affiancato da AfrikaSi, associazione che opera in vari “slum”
di Nairobi.
La campagna ha già ottenuto una prima vittoria, dal 2004 a oggi, con
la sospensione dello sfratto forzato di oltre 300 mila persone nella capitale
kenyana. Dopo aver ottenuto la sospensione dello sfratto delle 300 mila persone,
la sfida continua sul tema della conversione del debito esterno del Kenya
con l' Italia, per promuovere, si afferma in un comunicato, “percorsi
di sviluppo e migliorare le condizioni abitative dei cittadini più
vulnerabili della capitale del Kenya”. La Campagna “WNairobiW!”
ha incontrato nel gennaio di quest’anno rappresentanti del governo italiano
ai quali ha ribadito le seguenti priorità: ottenere dal governo del
Kenya e dalle autorità locali garanzie sul blocco di tutte le operazioni
di demolizione e sgombero; costituire, all’interno dell’ intesa
di conversione del debito tra Kenya e Italia, un “Fondo popolare per
la terra e la casa”. Ottenere che i fondi della conve! rsione del debito
siano investiti nel risanamento di due “slum” in cui la presa
di coscienza e l‘organizzazione della gente è più avanzata”.
Secondo WNairobiW! “È necessario raggiungere il consenso su due
principi chiave: la proprietà della terra negli slum da riurbanizzare
deve essere riconosciuta alle comunità che li abitano; deve essere
garantito il coinvolgimento della società civile kenyana attraverso
un chiaro, formale ed efficace meccanismo di partecipazione all' intero processo”
(Fides)