31 gennaio 06

L’arcivescovo ugandese all’Onu: che cosa dico alla mia gente quando torno a casa?

“Sono qui per portare alle orecchie delle persone che contano il pianto dei bambini, il grido delle loro amate madri e quello delle loro famiglie...Qualcuno descrive questa guerra come dimenticata; per molti altri è largamente il conflitto meno conosciuto del pianeta”: così monsignor John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, si è rivolto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lanciando un appello alla comunità internazionale affinché intervenga per porre fine alla ventennale guerra che devasta i distretti settentrionali ugandesi. “Cosa dovrei dire alla gente del Nord Uganda quando rientrerò da New York? Che i membri del Consiglio di sicurezza continueranno a rimanere in silenzio mentre i bambini sono rapiti e uccisi e le donne e gli uomini continuano a subire violenti attacchi ogni giorno?” ha sottolineato monsignor Odama nel suo intervento. L’arcivescovo ha chiesto che l’Onu si offra come ‘mediatore’ per facilitare il dialogo tra il governo e i ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) e il raggiungimento di un ‘cessate-il-fuoco’ efficace e duraturo; ha anche sollecitato la creazione di un ‘corridoio’ per consentire alle agenzie umanitarie di raggiungere la popolazione civile in condizioni di sicurezza. Dal 1986 il conflitto ha provocato almeno 200.000 morti e un milione e mezzo di sfollati; oltre 30.000 minori sono stati sequestrati dai ribelli dello Lra e costretti a combattere. Anche le forze governative sono state a più riprese accusate di abusi contro i civili sfollati radunati nei cosiddetti ‘villaggi protetti’, fatiscenti agglomerati di capanne ‘vigilati’ sporadicamente da piccoli drappelli di soldati: un rapporto congiunto stilato dall’esecutivo in collaborazione con alcune agenzie Onu e organizzazioni non governative, risalente all’agosto 2005, riporta che circa un migliaio di ugandesi muoiono ogni settimana nei campi dove sono aumentati drasticamente anche il tasso di suicidi e la diffusione del Sida/Aids. Secondo la Commissione ‘Giustizia e Pace’ della Conferenza episcopale, guidata da monsignor Odama, l’intera popolazione (100%) del distretto di Pader è costretta a vivere nei ‘villaggi protettti’ e una situazione analoga si verifica da tempo anche a Gulu e nelle aree circostanti. (misna)