29 gennaio 06
Il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima: non c’è sviluppo senza amore, non c’è amore senza carità verso i poveri.
(dal messaggio del Papa per la Quaresima): ‘’…vorrei
soffermarmi a riflettere su di una questione molto dibattuta tra i nostri
contemporanei: la questione dello sviluppo.
La Chiesa sa che, per promuovere un pieno sviluppo, è necessario che
il nostro “sguardo” sull’uomo si misuri su quello di Cristo.
Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai bisogni
materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde necessità
del loro cuore. Questo si deve sottolineare tanto maggiormente in questa nostra
epoca di grandi trasformazioni, nella quale percepiamo in maniera sempre più
viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del mondo.
Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell’umanità,
l’indifferenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto
intollerabile con lo “sguardo” di Cristo. Il digiuno e l’elemosina,
che, insieme con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo
della Quaresima, sono occasione propizia per conformarci a quello “sguardo”.
Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano
la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore
di sostenere lo sviluppo. Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale,
si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico
sostituisce quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la
carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come
amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali
e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno
di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo
poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta: “La prima povertà
dei popoli è di non conoscere Cristo”. Perciò occorre
far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa prospettiva,
una civiltà non si costruisce su basi solide.
Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono sorte
molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, università,
scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative che, molto
prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova della
sincera preoccupazione per l’uomo da parte di persone mosse dal messaggio
evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora oggi il mondo
verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell’uomo
e così conduca alla pace autentica. Con la stessa compassione di Gesù
per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere
a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere
economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della
dignità di ogni uomo. Un’importante verifica di questo sforzo
sarà l’effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente
come possibilità di annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire
alla edificazione di un mondo animato dalla carità. In questo sforzo
si iscrive pure l’effettiva considerazione del ruolo centrale che gli
autentici valori religiosi svolgono nella vita dell’uomo, quale risposta
ai suoi più profondi interrogativi e quale motivazione etica rispetto
alle sue responsabilità personali e sociali. Sono questi i criteri
in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare con sapienza
i programmi di chi li governa.
Non possiamo nasconderci che errori sono stati compiuti nel corso della storia
da molti che si professavano discepoli di Gesù. Non di rado, di fronte
all’incombenza di problemi gravi, essi hanno pensato che si dovesse
prima migliorare la terra e poi pensare al cielo. La tentazione è stata
di ritenere che dinanzi ad urgenze pressanti si dovesse in primo luogo provvedere
a cambiare le strutture esterne. Questo ebbe per alcuni come conseguenza la
trasformazione del cristianesimo in un moralismo, la sostituzione del credere
con il fare. A ragione, perciò, il mio Predecessore di venerata memoria,
Giovanni Paolo II, osservava: “La tentazione oggi è di ridurre
il cristianesimo ad una sapienza meramente umana, quasi a una scienza del
buon vivere. In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una graduale
secolarizzazione della salvezza, per cui ci si batte sì per l’uomo,
ma per un uomo dimezzato. Noi invece sappiamo che Gesù è venuto
a portare la salvezza integrale” (Enc. Redemptoris missio, 11).