Il grande vuoto lasciato da Giovanni Paolo II
Città del Vaticano, 31 mar - Il mondo è orfano di Wojtyla. E' passato un anno dalla scomparsa di Giovanni Paolo II, il primo Papa polacco della storia, considerato la maggiore autorità morale del pianeta. Grande e incolmabile, per credenti e non, è il vuoto lasciato da questa figura carismatica e piena di fascino che ha regnato per 26 anni. L' ''atleta di Dio'' che ha contribuito a cambiare il corso della storia e che anche nell'ultima fase della sua vita, piegato dalla malattia e ormai quasi incapace di parlare, continuava a incarnare la più alta testimonianza di fede e di tensione etica e religiosa.
Dai giorni della sofferenza e dell'agonia, alla morte avvenuta alle 21,37 di quel 2 aprile 2005, in una Roma invasa da milioni di fedeli. Il mondo non dimenticherà facilmente le immagini dei funerali celebrati venerdì 8 aprile dinanzi a tutti i potenti della terra, o quell'invocazione corale: ''santo subito'' ''santo subito'' che si levava spontanea dalla base dei fedeli. E' uscita di scena una figura di riferimento che ha esercitato la propria leadership morale in tanti campi dell'esistenza umana, non solo in quelli più strettamente legati alla spiritualità, sui quali pure ha traghettato la Chiesa dal secondo al terzo millennio.
E' stato il Papa dei diritti umani e della solidarietà verso i più poveri e indifesi, della dignità del lavoro e dell'attenzione a nuovi equilibri internazionali, dei viaggi in ogni angolo del mondo, del perdono chiesto per le colpe della Chiesa e di quello concesso a colui che attentò alla sua vita in Piazza San Pietro, del dialogo con le altre confessioni religiose - con le storiche visite a moschee e sinagoghe - e del continuo, tenace rifiuto della guerra come mezzo per risolvere le crisi tra gli Stati. Restera' nella storia, Giovanni Paolo II, soprattutto per essere stato una delle cause principali della caduta del Muro: ne era consapevole lui stesso, che al compimento dei 75 anni, il 18 maggio del '95, ringraziò Dio per essere vissuto ''in un momento di svolta epocale per l'Europa, per il mondo e per la Chiesa''. Una svolta che, per intero, reca la sua impronta.
Un Papa ''contemplativo e missionario'' - lo definì il suo successore Benedetto XVI parlando alla folla nell'anniversario dell'elezione, lo scorso 16 ottobre - che ''fu riconosciuto quale autorità morale anche da tanti non cristiani e non credenti''. E la sera stessa, nella prima intervista tv rilasciata all'emittente pubblica polacca: ''E' stato il Papa dei diritti umani e della solidarietà verso i più poveri e indifesi, della dignità del lavoro e dell'attenzione a nuovi equilibri internazionali, dei viaggi in ogni angolo del mondo, del perdono chiesto per le colpe della Chiesa e di quello concesso a colui che attentò alla sua vita in Piazza San Pietro, del dialogo con le altre confessioni religiose - con le storiche visite a moschee e sinagoghe - e del continuo, tenace rifiuto della guerra come mezzo per risolvere le crisi tra gli Stati. Restera' nella storia, Giovanni Paolo II, soprattutto per essere stato una delle cause principali della caduta del Muro: ne era consapevole lui stesso, che al compimento dei 75 anni, il 18 maggio del '95, ringrazio' Dio per essere vissuto ''in un momento di svolta epocale per l'Europa, per il mondo e per la Chiesa''. Una svolta che, per intero, reca la sua impronta.
L'attuale Pontefice, nel raccogliere l'ardua e complessa eredita' di Wojtyla, non ha mai perso occasione per ricordare il suo ''venerato predecessore'' cosi' profondamente ''entrato nel cuore della gente''. Nei tanti fedeli che non hanno mai smesso di accorrere sulla tomba, nel desiderio di partecipazione in vista delle celebrazioni per il primo anniversario, vibra proprio quel senso di ''vuoto'' per l'assenza di un Pontefice il cui nome è scritto nella storia. In chi ricorda Giovanni Paolo resta però quell'appello che tanto colpì soprattutto i giovani: ''non abbiate paura''. Un incoraggiamento diventato per un'intera generazione un autentico viatico esistenziale. (ansa).